martedì 7 maggio 2013

Gut Feelings

Vivo a Roosevelt Island, ex terra dei pazzi di NY ora risanata e considerata parte dell'Upper East Side, nonché esperimento riuscitissimo di urbanistica. Sto ai piani alti di un palazzo molto fico con piscina-palestra-lavanderia; la mia stanza ha un letto king size , un enorme armadio (fortunatamente), un'enorme finestra (fortunatamente), un enorme bagno con vasca annessa (superfluo aggiungere "fortunatamente"). Bello. Sì, sono in America da un anno e ho un ottimo lavoro da sei mesi: sono la Head of Writing, la "capa" della divisone Scrittura di una corporation americana del mondo dell'entertainment, e ho in commissione una sceneggiatura per Broadway. Azz. A metterla giù così sembra una figata, lo ammetto. E fino alle vacanze natalizie, trascorse in Italia, ne ero convinta anche io. Poi torno negli USA e le cose si distorcono, i tempi si dilatano, i ritardi si accumulano, i pagamenti si dileguano. Ma questa é un'altra storia.
Condivido l'appartamento con la proprietaria, una quarantenne nera con gli occhi chiarissimi, molto sola, molto disoccupata, molto pazza. Ottima affittacamere tuttavia. Un periodo era convinta che sgattaiolassi fuori dalla mia stanza nel cuore della notte (e anche se fosse?), e mi ripeteva che le sembrava di sentire dei passi e poi la maniglia della porta d'ingresso. Se li sarà sognati. Non credo mi abbia mai creduto. Va be'.
Il mio lavoro come accennato procede a rilento, anzi é in stallo. Cerco qualcosa da fare. Dopo avere visitato musei e mostre, mi trovo un passatempo: mi iscrivo a una scuola di canto, nel Queens.
Non devo cambiare metro, sto sempre sull'F train, ma ci vuole almeno mezzora di viaggio. Entro nella scuola; ho un appuntamento. Mi accoglie C, una bellissima russa sui 40 trasferitasi a New York da tempo. Per potermi ammettere, deve prima ascoltare una mia esibizione canora. Generalmente mi vergogno a cantare in pubblico, ma succede soprattutto quando questo é costituito da persone che conosco. Qui é diverso. Forza Fujiko! Canto un medley di canzoni pop e rnb attuali. C mi guarda, poi annota qualcosa. Mi chiede di sedermi davanti a sé e mi fa una incredibile proposta: lei collabora con un produttore discografico cresciuto da una famosa Major statunitense, il quale sta cercando un'artista per un importante progetto da proporre alla stessa Major. <<Può interessarti.?>> Naturalmente. Poi mi invita a farle una mia breve presentazione. Ormai da un paio d'anni ho un discorso pronto sia in inglese che in italiano per colloqui di questo tipo, e così attacco; continuo; concludo. C mi chiede di inoltrarle una email con delle mie foto da mostrare a R, il produttore, una volta arrivata a casa. Obbedisco. Il pensiero del progetto discografico si installa nella mia mente, e non m'importa più di frequentare i corsi della scuola. La sera stessa, C risponde con una email molto lunga e dettagliata in cui spiega il progetto, rivelandomi di essere la principale investitrice dello stesso, e dice di avere sentito dall'inizio che io sono la persona che stanno cercando, perché é ciò che le dicono i suoi gut feelings, ovvero "le sue viscere". Lei, precisa, affida ogni sua scelta ai propri gut feelings, che non l'hanno mai delusa. Proseguendo, leggo che a R sono piaciuti molto sia il mio look che la registrazione della mia voce da parte della stessa C, inoltratagli insieme alle mie foto. C mi scrive il suo numero, invitandomi a contattarlo al più presto per fissare un incontro.
Telefono ad R, ma non mi risponde. Mi richiama qualche ora dopo, dicendo di essere appena uscito dallo studio radio nel quale stava registrando una puntata. Ha una parlata veloce, molto "attiva", e fa un sacco di domande. Decidiamo di vederci l'indomani. La sera giunge una nuova email di C: R mi ha trovato un po' timida al telefono, ma vuole comunque conoscermi per capire meglio chi sono. C mi rassicura, facendomi sapere che é comunque riuscita a destare l'attenzione di R verso di me poiché lei ci crede tanto. Mi ripete 'sta cosa dei budella feelings. Cerca di caricarmi: vuole me e vuole che sia determinata. Mi dice che io ed R dovremo diventare molto uniti, lavorare insieme giorno e notte...e aggiunge nuovamente il "molto uniti". -E' un po' ripetitiva!- Devo preparare una canzone indicata da R: LoveGame di Lady Gaga. C precisa che R vuole che io interpreti il brano con una certa, nonmegliospecificata, attitude. Quella sera ascolto e memorizzo la canzone, che già conoscevo. Ci dormo su.

Esco vestita come a un casting di moda. Anche lo studio di R é nel Queens. Viene a prendermi all'uscita della metro con un mega suv nero. L'interno della sua auto é pieno di oggetti e simboli mistici di tante religioni e credenze. Scrivo al mio on/off/on ragazzo italiano che vive in Italia, informandolo del mio spostamento, della persona e del luogo dell'appuntamento. Stavolta sono i miei gut feelings a dire che di R non mi posso fidare. R é sì stato un giovane prodigio musicale di quella Major, é sì un produttore discografico, ha sì degli investitori (pure di sesso femminile e che fanno il tifo per me), ma ha qualcosa negli occhi, qualcosa. Non mi piace. E sarò presto sola con lui, nel suo studio deserto, a migliaia di chilometri di distanza dalle persone che mi potrebbero proteggere. Perché mi faccio queste pippe mentali? Sto solo andando a un provino! Ok, provo a scacciarle. Le mie budella rimangono lì invece, e iniziano a contorcersi.
R mi fa entrare nello studio, poi si allontana per qualche minuto. La stanza é scura e piccola, luci soffuse e ancora simboli mistici ovunque. Mando un ultimo sms al mio on/off/on ragazzo e ai miei, per aggiornarli su dove sono. Quando R rientra, mi coglie in flagrante a messaggiare. Per rompere il ghiaccio, gli dico che stavo scrivendo al mio ragazzo italiano. Mi guarda storto. Aggiungo una balla: ..."ragazzo italiano che é venuto a trovarmi a NY e a cui ho dato l'indirizzo dello studio per venirmi a prendere". Grossissima balla. Ma almeno mi sento più al sicuro. E ho iniziato la chiacchierata. R si siede, socchiude gli occhi per studiarmi. Ciò mi spinge a continuare con la ca***ta: "faccio una battuta su come funzionino le cose nello showbusiness italiano, dove i produttori cercano di farsi le ragazze e le mandano avanti con la politica del sesso. Quindi avevo scritto al mio ragazzo di stare tranquillo, che qui in America non é come da noi". Sorrido. Che sorriso falso! R ricambia con uno sarcastico, e direi anche creepy. <<In Italia?>> attacca <<forse non hai capito che qui in America, più che in qualunque altro Paese, sesso fa rima con successo. Sei bella? Sì. Sei giovane? Sì, per ora. Ma una showgirl sfonda entro i 30, ricordatelo. Devi agire in fretta.  Tra l'altro, una showgirl vende sesso, vende il suo corpo, vende la sua voce. Hai mai notato che sembra che alcune cantanti simulino un orgasmo con il viso, le movenze e la voce? Ecco. Sesso.>> Poi carica le mie foto sul proprio computer (credo di aver intravisto una cartella contenente dei porno). Le guarda. Mi guarda. <<Sì, hai il look giusto. Ma non basta. Indossi dei bei vestiti, right? Ma sai che la maggior parte delle ragazze che hanno ottenuto un appuntamento qui con me, quando entro nello studio si presentano già nude? Competizione. Determinazione (già sentito). Spregiudicatezza (già sentito). Attitude (aaaah, ecco cos'era!)>> A questo punto, di certo ho capito molto bene le intenzioni di R. Ancora una volta: no. Non lo farò. Ancora una volta: Sì. Sono delusa. R passa in rassegna la maggior parte delle cantanti più in voga al momento -miei idoli musicali- e mi racconta i retroscena del loro successo, ricchi ovviamente di sc***te e altri lavoretti. I miei idoli musicali sono decisamente meno idoli, anche se non credo pienamente a quello che lui mi racconta. Conclude affermando come io potenzialmente possa essere la persona giusta, ma che mi manca il famoso e mimato "tanto così" per arrivare dove voglio. Però posso farcela presto, perché lo sto capendo. Parole sue!
...

Quando esco da lì é quasi buio. Cammino. Penso. Mi perdo. Dopo mezzora trovo un taxi (il Queens non é come Manhattan) e torno a casa. Fino a qualche giorno prima non avrei neanche pensato di potermi ritrovare in una situazione del genere, ma ora che l'ho vissuta me ne rattristo. Prendo il mio Mac e trascorro la serata da Starbuck's, fino a tardi. Trovo una email di C, che mi chiede spiegazioni sull'accaduto. Mi dice che se il problema per me é stare per un po' con un uomo di colore, non devo preoccuparmi: anche lei ne ha avuti per convenienza, e ha saputo tenergli testa. Proverà a chiamare R per convincerlo a darmi un'altra chance, perché le sue budella le dicono così. Esco dalla casella di posta. Ca****gio su internet senza meta.

Prendo una bevanda calda, per calmare le mie di budella. Guardo fuori dal vetro: brillano le luci dei ponti di NY, brillano i grattacieli, brillano le auto che serpeggiano sulle strade. Non ho idea di che canzone ascoltare.

2 commenti:

  1. "Prendo il mio Mac e trascorro la serata da Starbuck's" dovresti scriverlo all'inizio così uno non perderebbe tempo a leggere tutte le righe prima per cercare di capire se ci sia qualcosa di buono tra tutti quei byte. P.S. Non dico che sia giusto essere scopate per avere un lavoro, ma tu ne hai mai avuto uno vero? Hai idea di cosa sia lavorare a certi livelli? cosa ti fa credere che l'avere un bel faccino debba aprirti porte o possibilità? C'è gente che fa conservatorio per anni e non sfonderà mai: bisogna essere profondamente ottusi o in malafede per voler credere alle porte che si aprono per magia. Vedi di crescere e smettila di perdere tempo sull'internet

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  2. Ahahah! Leggiti anche gli altri articoli, che forse a essere ottuso e/o in malafede sei tu. Per il resto, non spreco tempo su internet per spiegarti chi sono, cosa faccio, e il senso di questo blog. Ti ho pure pubblicato questo commento inutile. Se gli altri post non riesci a capirli, non sprecare altri momenti preziosi della tua esistenza. Nel caso, invece, il tuo finto disinteresse ti porti a commentare di nuovo, cerca di farti prendere sul serio e firmati. Ciao, Anonimo (di nickname e di fatto)!

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